Quella scritta sulle vongole che nessuno legge: come può proteggere te e la tua famiglia

Quando acquistiamo vongole confezionate al supermercato, raramente ci soffermiamo a decifrare quella piccola etichetta che dovrebbe raccontarci la storia del prodotto che stiamo per portare in tavola. Eppure, proprio quella scritta apparentemente insignificante contiene informazioni cruciali che potrebbero orientare le nostre scelte d’acquisto in modo più consapevole. La provenienza geografica dei molluschi bivalvi non è un dettaglio trascurabile, ma un elemento fondamentale per valutare qualità, sicurezza alimentare e impatto ambientale.

Il sistema delle indicazioni geografiche: come funziona l’etichettatura

Avete mai notato quanto siano ampie certe indicazioni? “Adriatico”, “Mediterraneo”, “Atlantico FAO 27”: formule che racchiudono aree geografiche vastissime. L’Adriatico, ad esempio, si estende per oltre 800 chilometri, con condizioni ambientali, sistemi di allevamento e normative sanitarie diverse tra nord e sud. Questa ampiezza è prevista dalla normativa europea, che considera sufficienti tali indicazioni generali.

Le zone FAO sono macro-aree di pesca definite a livello internazionale per fini gestionali e statistici, successivamente adottate anche dalla normativa UE per l’etichettatura. La zona FAO 27, tanto per intenderci, comprende l’intero Atlantico nord-orientale, dalle coste norvegesi fino al Portogallo. Pur essendo conformi agli standard legali, queste indicazioni non permettono di identificare con precisione il sito di raccolta del prodotto.

Perché la provenienza conta per la nostra salute

La questione non è puramente geografica, ma tocca aspetti concreti che incidono direttamente sulla nostra tavola. Le vongole sono organismi filtratori: vivono pompando continuamente acqua per nutrirsi, trattenendo tutto ciò che l’ambiente marino contiene. Numerosi studi di microbiologia alimentare dimostrano che i molluschi bivalvi possono accumulare batteri come Escherichia coli e altri patogeni enterici presenti nelle acque, oltre a biotossine marine e metalli pesanti.

Per questo motivo, nell’Unione Europea i bivalvi destinati al consumo devono provenire da zone classificate e sottoposte a monitoraggi ufficiali, e spesso passano attraverso centri di depurazione o stabulazione. Zone con elevato inquinamento industriale o scarichi urbani non adeguatamente depurati richiedono maggiori controlli e processi di depurazione più accurati. Conoscere l’origine specifica permetterebbe di verificare le condizioni ambientali dell’area di provenienza, anche se il sistema di controlli europeo garantisce comunque standard minimi di sicurezza.

Il fattore distanza e la freschezza del prodotto

Un elemento spesso sottovalutato riguarda il tempo intercorso tra la raccolta e l’arrivo sullo scaffale. Vongole provenienti da mari lontani migliaia di chilometri richiedono tempi di trasporto significativamente più lunghi rispetto a quelle pescate o allevate in aree più vicine. Tempi di trasporto più lunghi possono influenzare la freschezza percepita del prodotto in termini di sapore e consistenza, anche se, quando la catena del freddo e i requisiti igienico-sanitari sono rispettati, il prodotto resta conforme agli standard di sicurezza previsti dalla normativa.

La differenza tra molluschi provenienti da un allevamento costiero a poche centinaia di chilometri e quelli trasportati via nave refrigerata da distanze intercontinentali è sostanziale, soprattutto in termini organolettici e di impronta ambientale dovuta al trasporto.

Sostenibilità ambientale: differenze reali tra zone di produzione

L’etichettatura attuale rende difficile valutare la sostenibilità delle pratiche di allevamento o pesca. Non tutti i sistemi produttivi hanno lo stesso impatto ambientale: diversi studi di valutazione dell’impatto ambientale della pesca e dell’acquacoltura mostrano che le tecniche e le regolamentazioni locali influenzano significativamente la pressione sugli ecosistemi marini.

Esistono allevamenti che seguono protocolli di sostenibilità certificata, con limiti di sforzo di pesca e protezione dei periodi di riproduzione, mentre altri operano con standard meno stringenti. Alcune aree geografiche applicano regolamentazioni che limitano le quantità prelevate e proteggono gli equilibri naturali, altre zone hanno normative meno rigorose. Senza un’indicazione geografica precisa e certificazioni specifiche, queste differenze rimangono poco visibili al consumatore.

Cosa prevede la normativa europea

Il Regolamento UE n. 1379/2013 impone che in etichetta siano indicati, tra l’altro, il metodo di produzione (pescato o allevato) e la zona di cattura o di allevamento, spesso espressa tramite codici FAO o denominazioni standardizzate dei mari. Questa è un’informazione obbligatoria, non facoltativa, che tutti i prodotti devono riportare.

La normativa non vieta informazioni più dettagliate, che alcuni operatori forniscono volontariamente, ma non le rende obbligatorie. Il livello di dettaglio richiesto dalla legge risulta quindi un compromesso tra esigenze di tracciabilità e praticità commerciale, lasciando al mercato e alla pressione dei consumatori l’eventuale innalzamento del livello di trasparenza.

Come orientarsi tra le etichette: consigli pratici

Di fronte a scaffali pieni di confezioni con indicazioni standardizzate, alcuni accorgimenti possono aiutare a fare scelte più informate:

  • Preferire prodotti con indicazioni geografiche dettagliate: quando l’etichetta specifica non solo il mare ma anche la zona costiera o il paese preciso, è segnale di maggiore trasparenza da parte del produttore
  • Verificare la presenza di certificazioni riconosciute: alcuni prodotti riportano marchi di qualità territoriale, denominazioni di origine protetta o certificazioni di sostenibilità per prodotti ittici che attestano pratiche controllate e verificate
  • Comprendere i codici FAO: familiarizzare con cosa rappresentano questi codici numerici aiuta almeno a identificare l’area macro-geografica di provenienza e valutare le distanze coinvolte
  • Controllare sempre il metodo di produzione: la distinzione tra “pescato” e “allevato” è un’informazione obbligatoria che segue categorie definite dalla normativa UE e può orientare verso scelte più adatte alle proprie preferenze
  • Richiedere informazioni al banco pescheria: il dettagliante è tenuto a poter documentare origine e lotto tramite i documenti di tracciabilità previsti dalle norme europee, quindi non esitate a chiedere dettagli aggiuntivi

Il potere delle scelte informate

La trasparenza informativa nel settore ittico sta evolvendo gradualmente, anche grazie alla pressione esercitata da consumatori sempre più attenti. Chiedere informazioni dettagliate al momento dell’acquisto, segnalare etichette poco chiare alle associazioni dei consumatori, preferire produttori che forniscono dati precisi e certificazioni verificabili sono comportamenti che, moltiplicati nel tempo, possono incentivare l’intero settore verso maggiore chiarezza.

Il sistema di controlli europeo garantisce standard minimi di sicurezza per tutti i prodotti in commercio, ma la possibilità di fare scelte più mirate rispetto a freschezza, sostenibilità e qualità organolettica dipende anche dalla nostra capacità di leggere e interpretare le informazioni disponibili. La prossima volta che acquistate vongole confezionate, dedicate qualche secondo in più all’etichetta: quella piccola scritta contiene dati che, seppur limitati dalla normativa attuale, possono comunque orientare verso acquisti più consapevoli e in linea con le vostre priorità alimentari e ambientali.

Quando compri vongole quanto leggi davvero l'etichetta?
Mai guardata sinceramente
Solo il prezzo
Guardo ma non capisco
Controllo sempre la provenienza
Leggo tutto nei dettagli

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